Surfista su onda gigante

Un mercoledì da leoni

Un mercoledì da leoni

 

Ci sono dei film che una persona deve almeno vedere una volta nella vita, e “BIG WEDNESDAY” è uno di questi.

 Sono pellicole come questa che modificano la percezione di sé stessi e del mondo e deformano il tempo e lo spazio per le generazioni a venire, John Milius regista del film e grande appassionato di surf, descrivendo questa avvincente storia modificherà l’idea collettiva per questo sport.

Inoltre dopo l’uscita del film in cui si era creato appositamente il marchio “Bear”, il suddetto marchio prenderà vita nella realtà creando in prims un brand tecnico sportivo per poi sfociare in un total wear.

 La trama verte sull’amicizia di tre giovani ragazzi californiani, Matt, Jack e Leroy, della generazione che prima dovette combattere (o combattere per non andare a combattere) in Vietnam.

 Il film inizia descrivendo la vita in età giovanile dei tre ragazzi suddivisa tra lavoro, sport, primi amori e bei momenti passati in compagnia.

 La pellicola continua con la chiamata alle armi verso il Vietnam ma come la maggior parte della popolazione giovane del tempo sono contrari a quanto sta accadendo, grazie agli sforzi giocosi e divertenti messi in atto da Matt e Leroy per evitare l’idoneità all’arrualamento, evitano la guerra mentre Jack vi passerà tre anni di orribili vicissitudini. Parafrasando possiamo intuire che la figura del Vietnam si può leggere come la crescita, l’evoluzione, la trasformazione individuale nei rapporti con il resto del mondo.

 Una volta rientrati in patria, saranno persone diverse, e quell’ardore che possedevano nella loro anima sarà attenuato dagli orrori di una guerra non loro, in cui perderanno anche un caro amico.

 L’aspetto fondamentale del film e quello che accomuna PETRI ad esso è che il regista ha voluto sottolineare il vero senso di amicizia che i nostri tre protagonisti possiedono: ovvero quello che l’amicizia non è la routine dei momenti condivisi, che la fa sempre confondere con la frequentazione, ma l’esserci in generale, magari anche a distanza di anni, capendo e gustandosi quei momenti in cui si condividono passioni innate dentro di noi con altri individui.

 L’ultimo quarto d’ora del film descrive scenograficamente il concetto sopra descritto, un finale che fa accapponare la pelle.

 I nostri surfisti si trovano casualmente sulla solita spiaggia in cui si sta scatenando la mareggiata perfetta che tutti stavano aspettando da anni, la Mareggiata del 1974.

 Rendono onore alle migliori onde della loro vita, insieme, per un’ultima volta; senza avere rimpianti su ciò che è stato e guardando il futuro con occhi diversi da quelli di dodici anni prima consapevoli del loro cambiamento positivo.

 La trascendentalità delle onde, con il loro incedere incerto e maestoso, e l’uomo che irrimediabilmente tenta di cavalcarle è la perfetta metafora in cui si sono trovati i giovani del tempo ed è paragonabile anche al nostro periodo storico ovviamente con variabili e problematiche diverse.

 L’audacia con cui Matt, Jack e Leroy affrontano le onde e le loro disgrazie, PETRI la ritrova nel suo animo cercando di affrontare una sfida più grossa della realtà stessa; e anche se il futuro è incerto ed ofuscato dalle apparenti difficoltà noi surferemo sempre l’onda cercando di capire il momento e sfruttarlo a nostro vantaggio.

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