"Sly" Sylvester Stallone

"Sly" Sylvester Stallone

Sylvester Stallone, o semplicemente "Sly" per i fan di tutto il mondo, nasce il 6 luglio 1942 a New York, in una famiglia di umili origini. Suo padre Frank, un barbiere pugliese emigrato negli Stati Uniti, e sua madre Jacqueline, astrologa americana di origini ebraiche ucraine.
La nascita non è stata priva di difficoltà: a causa di un errore medico con il forcipe, Stallone subisce un danno permanente al nervo facciale che gli causa una lieve paresi sul lato sinistro del volto, rendendo il suo sorriso e la sua parlata inconfondibili. Come se non bastasse, da bambino ha dovuto affrontare anche il rachitismo, che ha messo a dura prova il suo fisico.
A 5 anni, la famiglia si trasferisce nel Maryland, ma i problemi familiari sfociano presto nella separazione dei genitori. Sly e suo fratello Frank crescono inizialmente con il padre, ma dopo un’infanzia segnata da severità e violenza, si trasferiscono con la madre a Filadelfia. 
Ma a Maryland non è tutto scuro e ngativo come si può pensare, è qui che Stallone trova il suo rifugio nel cinema, un luogo dove sogni e aspirazioni prendono forma. Il suo eroe d’infanzia? 
L’Ercole dei film peplum italiani, una figura che lo ispira a credere nella forza fisica e nella resilienza.
Adolescente ribelle e sognatore, Stallone non eccelle negli studi: frequenta la Abraham Lincoln High School a Filadelfia ma non la termina. In compenso, si dedica al football, alla scherma e soprattutto alla palestra, dove inizia a costruire quel fisico scolpito che diventerà il suo marchio di fabbrica.
Grazie a una borsa di studio, si trasferisce in Svizzera per studiare recitazione, esperienza che gli apre le porte dell’University of Miami, dove si laurea in arte drammatica.
Per mantenersi durante gli studi, Sly si rimbocca le maniche: lavora come pizzaiolo, guardia dello zoo e bigliettaio al cinema, dimostrando una determinazione fuori dal comune.
Ma prima del successo, Stallone vive momenti drammatici. Si ritrova senza tetto, costretto a vendere i gioielli della moglie e persino il suo amato cane per soli 25 dollari. 
La svolta arriva quando ottiene piccoli ruoli in film a basso costo, tra cui una breve parentesi nel softcore, che gli permettono di uscire dalla povertà.Tutto cambia nel 1975, quando Stallone assiste a un incontro di boxe tra Muhammad Ali e Chuck Wepner. La resilienza di Wepner, che incassa colpi devastanti ma continua a lottare, accende una scintilla creativa. In soli tre giorni, Sly scrive la sceneggiatura di Rocky, il film che lo renderà una star mondiale.

Vendere il progetto non è facile: Stallone insiste per interpretare il protagonista, un pugile outsider che sfida le avversità, ma gli studios esitano. Alla fine, accettano di pagargli una cifra modesta per la sceneggiatura e di affidargli il ruolo principale. Il budget del film è di appena un milione di dollari, ma al botteghino Rocky incassa oltre 200 milioni, diventando un fenomeno culturale.
La prima cosa che Stallone fa con i guadagni? Ricomprare il cane che aveva dovuto vendere, un gesto che racchiude tutta la sua umanità.
Dopo il successo di Rocky, Stallone crea un’altra figura iconica: Rambo, un veterano di guerra che incarna i conflitti sociali e politici dell’America post-Vietnam. Con il fisico scolpito e il carisma inarrestabile, Sly diventa il simbolo del machismo cinematografico degli anni ’80, affermandosi come un precursore del culto del corpo e dell’estetica wellness insieme al “rivale” e amico Arnold Schwarzenegger.
Oltre a essere un maestro del genere d’azione, Stallone usa i suoi film per parlare di appartenenza, resilienza e riscatto. Che si tratti di combattere sul ring o in una giungla piena di insidie, i suoi personaggi rappresentano la lotta contro le avversità, ispirando generazioni.
Ancora oggi, Sylvester Stallone è celebrato come un’icona americana. Le saghe di Rocky e Rambo continuano a essere amate in tutto il mondo, dimostrando che il "ragazzo di strada" con un sogno è riuscito a diventare una leggenda. Una vita vissuta a combattere, non solo per se stesso ma per chiunque creda che i sogni siano più forti delle difficoltà.
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